di Maria Cabri, per Mai Più Disoccupati
Davide, 34 anni, non trova più
lavoro. Ha girato per agenzie interinali (è iscritto in oltre 40 agenzie, ma
nessuna lo ha mai chiamato!), risponde alle inserzioni del Centro per l’Impiego
dove è iscritto, e a quelle che compaiono settimanalmente su tutti i
quotidiani.
“Alla mia età, senza capitali da
investire in un’attività mia, e senza conoscenze e agganci che mi consentano di
lavorare come dipendente, è già finita! Ne ho tanti di amici che non lavorano,
pur continuando a cercare e ad inviare curriculum, come faccio io. Il risultato
è lo stesso, anche per loro. Viviamo tutti a casa dei genitori, come fosse
facile, alla nostra età! Ma soprattutto senza avere la percezione di un
possibile domani!”
Le agenzie interinali hanno tutto
l’interesse a farti iscrivere, a prescindere dal fatto che abbiano o meno un
lavoro da offrirti: quello che serve loro sono banche dati corpose per vendersi
meglio alle aziende. Così si spiegano i tanti annunci civetta con cui attirano
i candidati… Ma senza specifiche, particolari qualifiche, la possibilità di
ricevere una telefonata è praticamente nulla!
Anche le aziende fanno la loro
parte. Molte utilizzano gli annunci di lavoro come forma di pubblicità a costo
zero. Basta girare per il corso di una qualunque delle nostre città per notare
cartelli di ricerca del personale che rimangono esposti per mesi e mesi (provate
a inviare il vostro curriculum… non risponderà nessuno). Questo perché un’azienda
che offre lavoro dà di sé un'immagine sana, positiva.
Così, sempre più persone, giovani
e adulti, rinunciano a inviare la propria candidatura. Non hanno più fiducia
nel sistema di reclutamento della forza lavoro. “Serve una spinta”, “Serve l’aggancio”,
“Servono soldi per farsi raccomandare”…
E non rinunciano certo per scarsa
determinazione... Dopo che la ricerca affannosa di anni si traduce in soli 3
mesi di impiego, o in 6 mesi di stage come cassiera, l’autostima crolla (non
solo nei giovani, ma anche in chi, in passato, si è messo alla prova in diverse
occasioni) e la speranza è persa!
Di tanta ricerca cosa rimane?
Davide mi guarda per un istante coi
suoi occhi verdi e vibranti, che abbassa per rispondermi senza farsi travolgere
dall’emozione: “Ormai sono così depresso, che invio curriculum solo per i miei
genitori… tanto a cosa serve? Come si può lavorare così poco e poi inviare candidature
che parlano di “esperienza” lavorativa? Quale esperienza, ormai? Per anni, il
mio lavoro è stato propormi a chiunque, inviare curriculum, e aspettare…
aspettare… Non ce la faccio più!”
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