sabato 30 marzo 2013

I disoccupati, popolo invisibile.



La mia è solo una voce, quella messa a tacere, come tante, dall’indifferenza e dal menefreghismo di chi detiene il potere, sia esso politico, economico, informativo.
Siamo il popolo degli invisibili... dei poveri, diventati tali perché perdere il lavoro, e non riuscire più a trovarlo, mette in ginocchio.
Vivere col minimo indispensabile è davvero dura, vivere di "NIENTE" stanca, ma non smettiamo di lottare per rabbia e, spesso, per amore.

Meno di un mese fa sono stata contattata da un'emittente televisiva: se avessi accettato di raccontare la mia condizione in un programma, avrei potuto far sentire la mia voce. Seguì una breve intervista, la mia voce era interrotta continuamente dal pianto che non riuscivo a trattenere... la "povertà" mi ha reso diversa, più fragile, mi spaventa tutti i giorni. Come avrei potuto in pochi minuti spiegare tutta la mia angoscia, tutte le mie difficoltà?
Raccontai dell’aiuto costante da parte dei miei genitori, che ero in arretrato di 7 mesi di affitto e che inizialmente la mia proprietaria voleva sfrattarmi e far pagare a me i costi dello sfratto! Parlai del fatto che non riuscivo a pagare le bollette, che i servizi sociali avevano fatto molto poco perché il Comune – ormai da anni - non riusciva più a rispondere alle richieste dei cittadini. Poi dissi quella pura e unica verità che forse non è stata creduta: sopravvivo con 20 euro alla settimana! Me lo chiedono tutti, come fai a resistere?! Sarà per RABBIA, ma anche per AMORE di mio figlio. Scegliere una vita diversa significa lasciarlo, e questo mi strazia l'anima.

A Bologna, città in cui vivo, ho provato e riprovato a cercare un lavoro. Sapete che anche molte agenzie interinali hanno chiuso i battenti?! Le piccole aziende continuano a chiudere.
Venti persone o alcune centinaia, messe in cassa integrazione da un giorno all'altro, fanno audience, ma gente come noi, che vive la loro stessa vita, che vive in miseria già da anni, che a poco a poco ha perso tutto, non interessa a nessuno. Le persone scrollano le spalle... e tornano alla loro vita.
Ogni giovedì, alla parrocchia del mio quartiere distribuiscono del cibo: sopravvivo, insomma. Raramente posso comprare la carne. Mio figlio ha 16 anni, ha un futuro assicurato nell'alberghiero. Faccio enormi sacrifici per potergli far ottenere quel diploma. I miei genitori fanno l'impossibile. Il mio ex marito ride delle mie difficoltà, e non ci aiuta come dovrebbe... L'avvocato costa e il gratuito patrocinio... lasciamo perdere. Il mondo si muove grazie ai soldi, ed io i soldi non li ho!

La povertà, la disoccupazione sono il risultato del cattivo governo di anni e anni. Abbiamo fame anche di Giustizia. Siamo disorientati, insicuri, angosciati, e i politici dovrebbero preoccuparsi innanzitutto dei cittadini. Mi sono stufata delle parole, io ho bisogno di FATTI. Com’è un fatto che non mi è permesso sognare, progettare un avvenire, mi manca il presente, vivo giorno per giorno e, come me, tantissime altre persone e famiglie.
La solidarietà della povera gente è quell'abbraccio che ti rassicura, è quella mano che ti asciuga il pianto. La mia proprietaria qualche giorno più tardi mi ha chiesto scusa, ma è giusto, io lo comprendo che sono dodici mesi che pago tra acconti e saldi, e a volte non posso proprio. Lei ha ragione, ma anch’io ho ragione. E chi ha torto? Intanto le Istituzioni, le forze politiche, i sindacati, che dovrebbero adoperarsi per il bene comune, per i cittadini, e non lo fanno!
Non scrivo per avere un trafiletto sul giornale; scrivo perché non voglio perdere la mia dignità (se ce l'ho ancora), non voglio perdere la mia casa, ma sopratutto non voglio scegliere tra un possibile lavoro ovunque e mio figlio. Mi chiamo Monica Monelli e ho bisogno di essere ascoltata, forse portavoce di quella parte del Paese che non è più tutelata da nessuno, ormai invisibile, cui hanno strappato tutti i diritti, compreso quello di vivere... Io, nel frattempo, non smetterò di urlare!!!

30 marzo 2013



1 commento:

  1. La capisco! Vivo nelle sue stesse condizioni... ma a Milano! (città pure più cara di Bologna). Ho 55 anni e nessuno mi prende più in considerazione per un lavoro... anche se la pensione me l'hanno portata a 67 anni!
    L'indennità di disoccupazione è finita.
    Che fare? Incatenarmi in piazza?
    Qualunque cosa per uscire da questa invisibilità.
    I suicidi quotidiani stanno gridando il diritto di ESISTERE

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